Il 2020 lo ricorderemo per sempre.
La storia; si sa, va come viene raccontata.
Cosi’ capita che non sappiamo se veramente eroi e villani siano stati quello che la penna di quell’epoca ci ha descritto.
La storia di questo 2020 fa eccezione. Il Coronavirus spazza via ogni dubbio.
I libri diranno che e’ la piu’ grande sciagura dei tempi moderni; una tragedia che fermo’ il mondo intero per mesi. E difficilmente si trovera’ una versione differente.
Viviamo una incredibile nuova situazione che ci viene imposta da un male che non ha confini.
E ci costringe a rileggere quello che abbiamo vissuto fino ad ora, a pensare, ad avere paura di dover cambiare tutto o quasi del nostro modo di stare insieme.
Ci sara’ da fare per ogni eta’, dagli adulti ai bambini tutti.
Noi, che siamo nati prima di Internet, siamo quelli che negli anni ’80 chiedevano ai nonni come fosse giocare per strada con una palla di stracci.
Siamo scesi nelle stesse strade, ma con un pallone vero, ma senza dover evitare le macerie della guerra.
D’un tratto sono arrivati Internet e i telefonini, e la strada e’ sparita.
I ragazzi di oggi ci chiedono com’era il mondo prima che tutti fossero connessi in ogni momento della giornata.
Quel mondo, che poi non e’ cosi’ lontano da oggi, era fatto di lunghe giornate con gli amici, di appuntamenti senza bisogno di whatsApp e una spensieratezza che oggi sembra svanita. Si girava per le strade cosi’ come abbiamo fatto in questi giorni nei quali ci e’ stato concesso di passeggiare liberamente.
Questi giorni tristi passeranno, perche’ tutto passa, e’ inevitabile. I bambini che noi teniamo bloccati in casa da mesi, cresceranno e ci chiederanno perche’ ci abbracciavamo per ogni cosa. Ci guarderanno stupiti come noi guardavamo i nostri nonni, e come i nostri figli guardano noi quando si parla del tempo senza Internet.
Tocchera’ raccontare loro di quando, nel 2020, in un paesino, lontano dal caos delle grandi metropoli, un bambino calciando un pallone con i suoi amici divento’ quasi un criminale.
Per anni gli era stato detto che doveva lasciar stare cellulare e tablet e correre fuori a giocare. Ora che lo faceva, senza nemmeno esserne capace davvero, arrivava la polizia e gli toglieva il pallone in malo modo.
A quei bambini, che nel frattempo saranno diventati uomini e donne, spiegheremo che da quei giorni tutti noi dovemmo capire che per stare insieme ci dovevamo rispettare.
Si chiama senso civico, e’ sempre esistito, e poco cambia se fuori c’e’ la guerra, un vespino che sfreccia o un drone che vola alto nel cielo…

Salvatore Siviero